LA CULTURA


In assenza di assessorato da 15 anni, in Basilicata non esiste una politica culturale da almeno 15 anni. Fatta eccezione per la straordinarietà di Matera2019, che pure ha fallito in termini di legacy, esiste da decenni solo un insieme, scollegato ed autoconsistente, di piccole reti e tantissima confusione tra industrie culturali e creative propriamente dette (così come definite da Commissione Europea nel quadro di Europa Creativa) e il mondo della produzione, promozione e volontariato culturale. Sia chiaro, tutte anime indispensabili per reggere l’ecosistema fragilissimo del mondo culturale lucano che, però, agisce sui territori come meglio può, in mancanza di grandi istituzioni culturali, assenza di circuiti e di politiche culturali da 15 anni.

Uno dei primissimi obiettivi che ci poniamo a livello di programma è strutturare un metodo di concertazione, monitoraggio e controllo tra regione, privati e associazionismo, stimolando co-progettazione e co-scrittura di PIANI STRATEGICI PER LA CULTURA con attivazione diretta degli stakeholders sui territori: Anci, Assessorati dei Comuni, Fondazioni, ma anche le grandi e medie imprese al fine di investire in un patto a lungo termine, evitando la parcellizzazione delle richieste degli operatori necessariamente prive di strategia e con scarso impatto sul territorio.

Attivare tale processo di concertazione per i piani strategici per la cultura ha come obiettivi:

• stimolare l’aggregazione e i raggruppamenti in reti di interesse, portatori di conoscenza (per ambito, per territori, per competenze);

• far crescere le competenze degli operatori e degli stakeholders a pensare collettivamente e su piani di sviluppo culturale;

• ascoltare e abilitare reti già presenti sul territorio collegate e supportate da reti nazionali (es. CNA Cinema, Agis etc);

• aumentare la capacità degli operatori di attrarre e moltiplicare economie non regionali (Es., Ministero Cultura, Fondi Eu);

• mettere a sistema leggi, strumenti operativi già esistenti sul piano regionale (si vedano le leggi sul patrimonio e sullo spettacolo dal vivo).

I Piani strategici per la Cultura non posso non tenere conto di come, attualmente, vengono finanziate nella nostra regione le attività di produzione e promozione culturale. Oggi la Regione Basilicata finanzia produzione e promozione culturale (spettacoli, festival, rassegne, film, azioni educational negli ambiti musica, danza, teatro, cinema, audiovisivo, spettacoli circensi). Sono totalmente assenti da questo supporto finanziamenti per arte contemporanea, festival letterari e promozione culturale non ascrivibile alle soprascritte categorie. Inoltre, è necessaria una revisione strutturale delle modalità di finanziamento della cultura. Attualmente, i finanziamenti alla vasta pletora di operatori culturali arriva dalla Regione, con legge 37-2015 che, sebbene abbia avuto un ruolo significativo negli ultimi anni, ha una dotazione irrisoria: 1 solo milione di euro quando per coprire il fabbisogno, da fonte Osservatorio Regionale dello Spettacolo, ne servirebbero almeno 4 milioni. Addirittura, nel 2023 la capienza di tale legge è stata di ZERO, avendo messo così in estrema difficoltà tutti gli operatori culturali che, sulla fiducia, hanno proseguito nelle loro attività.

Alcune volte, gli operatori culturali sono finanziati anche da soggetti quali i GAL, o da altri soggetti che, sostengono la cultura utilizzando fondi di “animazione territoriale”. Da ultimo l’APT che talune volte produce prodotti culturali, volti alla promozione turistica, ma in totale autonomia e senza nessun indirizzo chiaro.

Non trascurabile poi il ruolo di Fondazione Basilicata 2019 che, ancora in cerca di una mission, molto spesso gestisce bandi perfettamente sovrapponibili a quelli regionali, creando confusione e duplicazione di iniziative; oppure della Fondazione Film Commission che, se da un lato finanzia incoming produzioni cinematografiche e produzioni, è innegabile come dalla sua fondazione ad oggi non è riuscita ad incidere in nessun modo sulla crescita autoriale, delle maestranze e produttiva della filiera lucana.

Da quanto detto, emerge chiara la confusione metodologica e organizzativa attuale e la necessità di un Governance strutturata:

è indispensabile avere un Assessorato (Ufficio di Presidenza?) ad hoc che svolga la funzione di Cabina di Regia;

• va ripensata la finalità della Fondazione Matera 2019: essa deve avere un ruolo di concertazione per conto della Regione sui temi della internazionalizzazione, supporto e formazione alle Industrie Culturale e Creative e supporto alla distribuzione e esportazione dei prodotti culturali di eccellenza, in stretta collaborazione con APT;

• Fondazione Film Commission: alla mission attuale deve necessariamente aggiungersi il supporto e la crescita dell’Autorialità, delle Produzioni e delle Maestranze lucane, oltre a diventare supporto sostanziale ai presidi culturali quali le sale cinematografiche nei nostri territori, soprattutto quelli più interni;

• L’APT, oltre alla sua attuale mission, deve occuparsi di promuovere e programmare in concertazione con la Fondazione Matera2019 la produzione culturale come asse strategico per la destagionalizzazione turistica e la promozione dei territori.

A questo, si aggiunga:

• la necessità di ampliare fino al almeno 4 milioni la dotazione finanziaria di supporto alle iniziative culturali della regione;

• l’ampliamento della legge vigente ai settori culturali attualmente non coperti (arte contemporanea, festival letterari e promozione culturale);

• definire, in modo chiaro e cristallino, le modalità di accesso ai fondi da parte delle associazioni e delle imprese culturali attraverso progettualità e criteri oggettivi di aggiudicazione;

• rinsaldare, si veda il punto del programma sul turismo, il collegamento tra cultura e turismo.

Altro elemento per noi importante è il welfare culturale. L’ISTAT dal 2010 ha avviato una linea di ricerca che contempla il welfare culturale e quindi la partecipazione e l’espressione culturale, come strumento per il ridisegno del welfare generativo e di comunità. Ed è a questo modello che palesemente si ispira il nostro programma: la volontà è quella di sviluppare, a livello regionale, un modello integrato di promozione del benessere della salute degli individui e della comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale. In questa area disciplinare rientrano le esperienze che si realizzano nei luoghi culturali tradizionali (teatri, biblioteche), nella prossimità (come ospedali, le case di riposo, centri di aggregazione periferici), in cui i protagonisti e primi destinatari della cultura diventano i cittadini che quelle comunità abitano. Infatti, nelle ultime due decadi le evidenze scientifiche sulla relazione tra Cultura e Salute sono cresciute esponenzialmente a livello internazionale. L’OMS riconosce che questi processi potenziano le capacità di apprendimento e sociali, contrastano la depressione e il decadimento psicofisico, accelerano l’inclusione per le persone con disabilità e in condizioni di svantaggio, mitigano e ritardano alcune patologie degenerative.

Per questo motivo, si intende:

• valorizzare le sperimentazioni di welfare culturale in corso sul nostro territorio, in particolare quelle che si contraddistinguono per l’elevato potenziale di innovazione e di crescita della comunità, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni culturali, enti di ricerca e delle organizzazioni di Terzo Settore. Al riguardo è indispensabile sviluppare un piano di indicatori necessari per il raggiungimento degli obiettivi di impatto delle programmazioni di welfare culturale per valorizzare il potenziale di miglioramento del benessere e della salute che esse generano;

• mettere a sistema le esperienze attraverso l’attivazione di un tavolo inter-assessorile regionale e intersettoriale che coinvolga le Politiche Culturali, di Welfare, le fondazioni e gli operatori culturali presenti sul territorio, dando avvio ad una co-programmazione e co-progettazione di servizi con le realtà del Terzo Settore e con le altre istituzioni coinvolte;

• dare vita ad un’alleanza regionale del welfare culturale come strumento preparatorio alla costruzione di una vera e propria politica in materia, siglando un Patto di partecipazione culturale dei cittadini attraverso cui enti pubblici, fondazioni, organismi di rappresentanza che si impegnino a sviluppare interventi programmatici per garantire alla popolazione lucana - e in particolare alle famiglie - accesso e partecipazione culturale.

• Connettere a livello locale gli Enti della formazione, rappresentanti del settore e componente di policy making per la sottoscrizione di un patto regionale per le competenze che dia corpo al “Pact for Skill per le Industrie Culturali e Creative”

• concertare l’utilizzo dei finanziamenti del Fondo Sociale Europeo Plus per supportare percorsi di formazione per il settore che realmente rispondano ai fabbisogni del territorio (Si veda quanto in animo del programma rispetto al Piano per il lavoro e la formazione).