AMBIENTE E AGRICOLTURA


In Basilicata vi sono due maggiori distretti agroalimentari. Il distretto agroalimentare del Metapontino e quello del Vulture. Il potenziamento di entrambi i distretti può avvenire attraverso una maggiore attenzione alla certificazione di prodotti agricoli di alta qualità; un netto miglioramento tecnologico e innovativo mediante il miglioramento del controllo a valle della filiera nella fase di lavorazione; con un più diretto collegamento con il distretto agroalimentare.

Maggiore attenzione deve inoltre essere prestata al ruolo multifunzionale delle risorse naturali, in primis i boschi e l’agricoltura che, oltre a fornire beni materiali, forniscono anche una serie di beni pubblici e di servizi ambientali come la biodiversità, il paesaggio rurale e il tempo libero. Valorizzare le risorse naturali significa apprezzare il ruolo ecologico, di difesa del territorio, di influenza sul clima, produttivo nonché altri servizi difficili da valutare, ma che riguardano la fruizione delle risorse stesse che potrebbero rappresentare un potenziale per un ulteriore sviluppo in correlazione con le linee di turismo e di ricerca.

In tale ottica, il programma che ci accingiamo ad implementare, se da un lato deve mirare a supportare il settore primario con azioni decise, sia a livello regionale che a facendo lobbying a livello nazionale se non addirittura europeo per dare risposte agli agricoltori sulle problematiche di più impellente urgenza, intende andare chiaramente nella direzione segnata dai progressi delle biotecnologie e della circular economy. Perché, riteniamo, questo possa essere l’unico modo per diversificare e rendere sostenibile la valorizzazione e l’export dei nostri prodotti, oltre che ammodernare un settore che, solo per pregiudizio, non riesce ad evolversi.

Le biotecnologie applicate in campo agricolo e industriale sono potenzialmente una straordinaria risorsa per uno sviluppo sostenibile, e possono giocare un ruolo chiave per dare una risposta concreta alle grandi sfide della nostra epoca: la necessità di produrre più cibo con meno risorse, la salvaguardia della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico o l’urgenza di adottare un approccio One Health. Intesa come sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, come input per la produzione di beni ed energia, la bioeconomia si distingue per essere un meta-settore che comprende agricoltura, allevamento, acquacoltura, pesca, industria alimentare e delle bevande, silvicoltura, industria del legno e della carta, bioraffinerie, attività agroforestali e costiere, biotecnologie blu, e la valorizzazione integrata dei rifiuti organici e delle acque reflue delle città.

Il ruolo centrale delle biotecnologie verdi, quelle sostanzialmente legate all’agricoltura, è di aumentare la produttività e l’adattamento ai cambiamenti climatici delle produzioni primarie vegetali. Le biotecnologie grigie o ambientali, ad esempio, sono preziose per rigenerare i siti inquinati, dove i microrganismi possono rimuovere gli inquinanti e quindi rigenerare e dare nuova salute al suolo o al sedimento compromessi. Un effetto che si riflette positivamente anche sulle biomasse che quel suolo può generare, una volta decontaminato. Tra l’altro, questa attività può avvenire anche in situ senza trasferire i suoli o i sedimenti contaminati dentro i bioreattori o altri impianti di trattamento biologico in superficie. Poi ci sono le biotecnologie bianche o industriali, che promettono di rivoluzionare l’intera industria manifatturiera. In questo gruppo si possono riconoscere due macroaree: la chimica fine (bio-molecole e biomateriali) e la produzione di bio-energia (bio-combustibili e biocarburanti). Attraverso l’uso di queste tecnologie, i processi chimici convenzionali stanno conoscendo una profonda trasformazione, contribuendo a risolvere molte delle attuali problematiche, come la gestione dei materiali biologici di scarto, delle emissioni di CO2, delle risorse idriche ed energetiche. Ci sono anche le biotecnologie blu che mostrano delle grandissime potenzialità, ancora non del tutto espresse. “Sono quelle legate ai microrganismi e agli enzimi che vengono, per esempio, dagli ambienti salmastri, dal mare.

Per favorire lo sviluppo dell’agricoltura in Basilicata nei prossimi 5 anni, vogliamo adottare una serie di iniziative politiche mirate e precise:

• Implementare programmi di raccolta differenziata e incentivare la trasformazione dei rifiuti agricoli in risorse utilizzabili, come compost, fertilizzanti organici o biomasse per la produzione di energia;

• Offrire sostegno finanziario e tecnico agli agricoltori per l’implementazione di sistemi di compostaggio sulle proprie aziende agricole, facilitando così la riduzione dei rifiuti organici e la produzione di compost di alta qualità.

• Investire nella creazione di impianti di valorizzazione dei rifiuti organici agricoli, dove tali materiali possono essere trasformati in prodotti ad alto valore aggiunto, come bioplastiche, bioenergia o prodotti chimici biodegradabili.

Incentivare gli agricoltori ad adottare pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura biologica, l’agroforesteria e la rotazione delle colture, che favoriscono la conservazione delle risorse naturali e la riduzione degli sprechi.

• Promuovere l’uso efficiente delle risorse idriche attraverso l’implementazione di sistemi ottimizzati di irrigazione, la raccolta e il riutilizzo delle acque reflue e l’adozione di pratiche di gestione delle acque piovane per ridurre il consumo di acqua dolce e minimizzare l’inquinamento idrico.

• Favorire lo sviluppo e l’adozione di imballaggi biodegradabili e compostabili per i prodotti agricoli al fine di ridurre l’uso di materiali plastici non biodegradabili e promuovere la chiusura del ciclo dei materiali.

• Favorire l’adozione di politiche di acquisto pubblico verde da parte delle istituzioni pubbliche, che promuovano l’acquisto di prodotti agricoli locali e sostenibili, riducendo così l’impatto ambientale complessivo delle forniture pubbliche.